Non sono gli esperti a dirci che cosa ha valore. La nostra vita ci appartiene.
In questi giorni molti, apparentemente parlando in modo ragionevole, ci ricordano che si dovrebbe dare agli esperti l’onere e l’onore di prendere le decisioni. Ma questo è un grave errore con rischi molto maggiori di quelli della pandemia. Vi spiego perché.
Noi siamo esseri umani, persone vive perché decidiamo. Decidere è esistere.
Noi esistiamo perché siamo attori delle nostre scelte. Non siamo corpi da gestire. Non siamo maschere vuote.
Quando c’è un persona? Quando esiste un soggetto che decide in autonomia, con responsabilità e prudenza, ma che rimane l’autore della propria esistenza.
Se ci tolgono il nostro ruolo di attori delle nostre scelte, noi spariamo.
Quando guardiamo un film, abbiamo l’impressione di vedere delle persone, ma queste persone non ci sono. Perché? Eppure hanno dei corpi, compiono azioni, esprimono emozioni. Ma non sono persone. Perché in realtà quello che fanno è definito a priori, dagli sceneggiatori e autori.
Se si continuano a ridurre i margini per la nostra esistenza, se possiamo esistere solo nella misura in cui facciamo nostro il bene collettivo o nella misura in cui seguiamo regole e app, si riduce progressivamente lo spazio della nostra vita.
Diventiamo esecutori di un copione scritto da altri.
Io non voglio dire che non si deve avere cura degli altri. Ma la vecchia massima liberale secondo cui la libertà di uno finisce dove comincia quella degli altri è sbagliata, perché se gli altri sono l’espressione di una volontà totalitaria (mettiamo che gli altri siano fondamentalisti), uno non ha più nessuno spazio.
La libertà non finisce mai, è per sua natura infinita, altrimenti che libertà sarebbe.
Però la libertà si esercita in modo responsabile, chiedendo in cambio di avere un ruolo nel decidere le regole del suo esercizio (attraverso la partecipazione democratica, la vita sociale, la discussione pubblica). Quando si ha l’impressione che queste vie attive alla definizione dell’esercizio della libertà sono interrotte (come nel caso di una democrazia in difficoltà come in Italia) o sono chiuse (come nel caso di una biodittatura giustificata da un presunto stato di eccezione, come nel caso del Covid), allora è una bugia dire che la libertà finisce dove comincia quella degli altri.
In questa condizioni, la libertà non comincia nemmeno.
Pretendere di poter esercitare la propria libertà non è un capriccio, è la condizione necessaria per poter esistere. Per poter essere attori della propria vita e non maschere di un copione scritto da altri.