Neuro-totalitarismo e la libertà di opinione

Ieri sui media italiani, alla trasmissione “DiMartedì” condotta da Giovanni Floris su Italia 7, è avvenuto un fatto molto grave di cui dovrebbero essere considerati responsabili lo stesso conduttore: si è fatta della pseudoscienza che mette in discussione il principio fondamentale riconosciuto dalla Costituzione Italiana (e da tutte le carte della civiltà occidentale) del diritto di libero pensiero.

In sintesi, una biologa (forte dell’autorità dell’appartenere a una scienza forte), certa Barbara Gallavotti, ha espresso una teoria pseudoscientifica (perché priva di ogni conferma empirica da parte della comunità scientifica) sostenuta da un neurologo americano Bruce Miller secondo cui chi professa un certa opinione (bollata in modo negativo a priori) come negazionista, sarebbe affetto da una forma di malattia mentale affine alla demenza.

Ve lo traduco.

I media danno voce a persone che sfruttano la loro posizione di ricercatori in discipline scientifiche per bollare come forme di demenza le opinioni diverse dalle loro.

Questo è gravissimo. Giovanni Floris, che non si è dissociato dalle sciocchezze espresse nella sua trasmissione, dovrebbe essere accusato di apologia di reato al pari di un conduttore che abbia fatto parlare un “vero negazionista” della Shoa o un difensore del nazismo.

Il fatto che Miller si sia occupato di demenza non gli dà alcuna autorità per parlare di chi ha una opinione diversa dalla sua. Ha fatto degli esperimenti? No! Ha per caso studiato centinaia di persone che si professavano negazionisti e ha trovato prove di quello che dice? No! Ha investigato scientificamente il rapporto tra l’attività cerebrale e avere certe opinioni? No! Si è sottoposto al vaglio critico dei suoi colleghi e della comunità scientifica? NO, NO e NO!

Insomma, Floris, Gallavotti e Miller, su una grande rete televisiva raccontano falsità, spacciando per risultati scientifici affermazioni non verificate che hanno una gravissima ricaduta morale politica e sociale.

Questo è un attacco alla libertà di pensiero e di opinione in nome della pretesa, da parte della scienza e dei suoi rappresentanti, di una certezza assoluta. La cosa grave non sta nel fatto che la scienza esprima quello che sa o che sa di non sapere, ma nel fatto che delle persone

facciano un uso strumentale della scienza per squalificare l’opinione di chi non la pensa come loro bollandoli come dementi o incapaci di pensare in modo corretto.

Ci rendiamo conto della gravità della cosa? Da domani, qualsiasi neuroscienziato, nelle opportune condizioni politiche, potrà, sulla base del fatto che parla in nome della scienza, bollare come malati e dementi quelli che non sono allineati con i valori del potere politico di turno: omosessuali, persone di confessione religiosa diversa, atei, eretici, persone “diverse”, artisti.

Il punto non è se il negazionista (ma cosa si intende poi con questa parola?) ha torto o ragione (tutti si possono sbagliare) ma il principio secondo cui chi pensa in modo diverso debba essere considerato come afflitto da una forma di malattia mentale (dobbiamo scomodare ancora una volta Foucalt?).

Passare il principio secondo cui, chi non la pensa come noi è malato, è un orrore che può generare gli orrori che abbiamo sempre raccontato nella storia e che mai più pensavamo potessero verificarsi nuovamente. Diventa la scusa sia per screditare chiunque non la pensa come il potere o come la comunità di riferimento sia per “curare” chi ha una opinione diversa.

Dalle streghe a Lombroso, il potere ha sempre avuto la tentazione di fare combaciare i proprio valori con quello che è giusto e razionale e quindi, chi non li condivideva, doveva essere malato. Come il povero Alan Turing, il fondatore della informatica moderna e della intelligenza artificiale, che è stato costretto a suicidarsi perché lo avevano costretto a sottoporsi a un trattamento ormonale per curare la sua presunta malattia: era omosessuale. O la sorella del presidente americano John Kennedy costretta dal padre a sottoporsi al barbaro intervento chirurgico di lobotomia e poi rimasta gravemente danneggiata solo perché, sostanzialmente, aveva una condotta sessuale libera (non di più di quella, tolleratissima, dei fratelli maschi). O le streghe che erano reputate corrotte nella loro capacità di distinguere il bene dal male perché influenzate dal diavolo. E così via.

Quando il potere diventa sistema di pensiero, il potere cerca di dimostrare che non ci sono alternative. Il potere vuole essere giusto, non solo potente. Chi lo nega, quindi, viene presentato come un malato, non semplicemente un avversario.

Ecco quindi che il negazionista diventa una etichetta simile ad altre – malato di mente, demente, eretico, dissidente. Non è semplicemente qualcuno che ha una opinione e degli interessi diversi, è un errore. Come diceva Robespierre – precursore di tutti i totalitarismi moderni – chi non la pensa come noi, è malato e va eliminato.

Questo genere di atteggiamento è gravissimo da parte di una “presunta” scienziata che si fa portavoce non più di quello che empiricamente conoscibile, ma di quello che è giusto e sbagliato. Il neuroscientismo, che non ha niente a che fare con le neuroscienze e la neurofisiologia, diventa così un vero e proprio strumento di biocontrollo e di potere.

Il neuroscientismo consiste nella pretesa di parlare a nome delle persone in virtù di un presunto accesso diretto al cervello, dogmanticamente imposto come la vera sede della mente umana.

Il neuroscientismo non è una disciplina scientifica ed è stato criticato da molti scienziati, filosofi e dagli stessi neuroscienziati, ma viene percepito come tale dalla gran parte del grande pubblico che, di fronte ad affermazioni pseudoscientifiche basate sul cervello, fanno cadere ogni barriera critica e accettano quanto viene loro detto. Ma non è così. Quello che è successo è veramente grave ed è ancora più grave che nessuno filosofo o neuroscienziato oggi non si sia sentito in dovere di condannare queste affermazioni. Come mai?

Qui dobbiamo difendere la nostra identità di persone libere, altrimenti l’intreccio tra potere politico, paura irragionevoli, sistema sanitario e meccanismi di biocontrollo diventerà così forte da costituire la base ideale per nuove forme di totalitarismi dalle quali sarà impossibile difendersi.

Il potere pretende di essere tutt’uno con la ragione e condatta come irragionevoli coloro che non la pensano come lui. Questo è biototalitarismo o neurototalitarismo.

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