La mente allargata (in brevissimo)

All’inizio del 2020 sono contento di spendere un post per fare una introduzione (superbrevissima) per la teoria nel suo complesso. E’ un buon modo per iniziare l’anno nuovo. art. Lasciate che vi dica come mai la Mente Allargata promette di riuscire a risolvere uno dei problemi più difficili sia per la scienza che per la filosofia.

Prima di tutto, un minimo di terminologia. Il primo passo è una ipotesi empirica, molto semplice e diretta, la cossiddetta ipotesi della Identità Mente-Oggetto (MOI). Cioè l’ìpotesi secondo cui

L’esperienza di X non è altro che X stesso.

Questa ipotesi non dovrebbe soprendere nessuno (ma lo fa, lo fa!). Infatti, se la coscienza è un fatto reale, e i fatti reali sono accadimenti fisici, deve esistere qualcosa di fisico che corrisponde alla nostra esperienza cosciente. Lo so, lo so! Molti studiosi e persone di buon senso hanno cercato la coscienza dentro il corpo e, spesso, dentro il cervello. Ma hanno trovato qualcosa? No, finora nulla. Quindi cerchiamo la coscienza da un’altra parte. Dove? Nel mondo esterno al nostro corpo, negli oggetti fisici di cui facciamo esperienza.

Il secondo passo consiste nello sviluppare, a partire dall’ipotesi dell’Identità Mente-Oggetto, una teoria in grado di affrontare tutti gli aspetti della coscienza: memoria, creatività, libero arbitrio, sogni, illusion e allucinazioni. Questa teoria si chiama la Teoria della Mente Allargata.

La teoria della Mente Allargata riesce a risolvere tutti questi casi senza bisogno di ricorrere ad alcuna altra ipotesi. Come è possibile? Il motivo è che la Mente Allargata non presuppone un mondo materiale fatto di entità fisiche assolute come fanno molti materialisti ingenui, ma piuttosto prende in considerazione un mondo fatto di entità fisiche relative; come avviene nel caso delle principali teorie della fisiche (la relatività Galileiana, la relatività di Einstein e la meccanica quantistica). Da tempo si sa che le proprietà fisiche non esistono in modo assoluto, ma, come nel caso della velocità, solo in modo relativo. Ogni cosa esiste relativamente a un’altra cosa. Su questo punto tornerò parecchio e quindi, per adesso, non lo analizzo ulteriormente.

Tanto basta per la terminologia (Ipotesi e Teoria). Torniamo alla parte principale di questo post. Che cosa ci dice la Mente Alllargata?

Quando guardiamo e vediamo il mondo, che cosa è la cosa che è tutt’uno con la nostra esperienza? Se il mondo è fatto di cose, come appare se ci guardiamo attorno, anche la nostra experienza deve essere una cosa, una cosa fisica. Ma quale? Questo fatto non dobrebbe sorprendere nessuno. Quando guardiamo il mondo non vediamo niente che non sia fisico. Ovunque non c’è altro che oggetti, eventi, corpi, processi e proprietà fisiche. La nostra esperienza cosciente deve essere a sua volta fisica.

Il problema nasce quando voi, io, noi … cerchiamo di collocarci nel mondo fisico. E il problema apparentemente insolubile perché ci si basa su una serie chiave di pregiudizi cui siamo molto affezionati, ma che sono sperimentalmente infondati e concettualmente autocontradditori. L’ipotesi chiave che presento qui è che la nostra esperienza sia internal al corpo e che noi siamo all’interno del nostro corpo.

La popolarità dell’identificazione con il nostro corpo è una conseguenza del fatto che i nostri cari, quando vogliono parlare di noi, di solito indicano o si riferiscono al nostro corpo. Un’altra motivazione è che il mondo di oggetti che è tutt’uno con la nostra esperienza del mondo è, all’incirca, centrato, come una ciambella, attorno al nostro corpo. Questo dipende dal fatto che, il nostrao corpo, come una diga, fa esistere una “nuvola” di oggetti relativi tutti attorno a esso.

Guarda dentro di te e troverai il mondo intorno al tuo corpo.

E così, il mond0 di cui è fatta la nostra esperienza non è né un fantasma, dentro il nostro corpo, né uno spirito immateriale. Noi siamo tutt’uno con il mondo di cui facciamo esperienza. In effetti, fare esperienza di un oggetto non è altro che un modo storicamente datato per dire che quell’oggetto, per un attimo, è una parte di ciò che noi siamo.

In molti modi, il concetto tradizionale di mente è una specie di fantasma del mondo all’interno del corpo. Ma dentro il corpo esiste solo, pensa un po’, solo l’interno del corpo! Non c’è niente altro. Così è giunta ora di guardare da un’altra parte, anche se per fare questo dovremo andare contro i nostri pregiudizi.

Il pregiudizio secondo cui la nostra coscienza sarebbe dentro la testa è l’effetto del mito nella separazione tra noi e il mondo. Infatti una volta che ci pensiamo divisi dal mondo, dobbiamo pensare che ci sia il mondo fuori e qualcosa di separato, che saremmo noi, dentro la testa. Questa idea è, naturalmente, completamente assuirda e un giorno sarà vista come uno splendido esempio della chiusura e inerzia mentale del mondo accademico: come è possibile che per anni scienziati e filosofi abbiano continuato a cercare la coscienza dentro il cervello?

4 thoughts on “La mente allargata (in brevissimo)”

  1. Salve dott. Manzotti. Sto leggendo il suo libro “La mente allargata”. Trovo nelle sue considerazioni molte assonanze con il pensiero non dualista che ho conosciuto tramite autori come Rupert Spira o, per citare un italiano, Mauro Bergonzi, che certamente già conoscerà. Probabilmente conosce anche l’attività e il pensiero del fisico Federico Faggin che sta indagando la natura della coscienza anche tramite l’attività della sua Federico and Elvia Faggin Foundation. Secondo Faggin la coscienza è un campo (per la precisione, un campo di campi) che comprende il nostro corpo ma in realtà di estende ovunque. Si tratta di una visione sovrapponibile alla sua o differente? E ancora una cosa. Perché ha intitolato il libro “la mente allargata” e non “la coscienza allargata”. Non è ambiguo? “Mente” mi pare solo un nome che diamo ai contenuti della coscienza…

    1. Stranamente conosco personalente Spira ma non Bergonzi.
      Ci sono delle affinità tra le nostre posizioni (il non dualismo è sicuramente una di queste) ma anche grosse differenze.
      La posizione di Spira è idealismo monistico, mentre io mio muovo dal mondo fisico.

      Faggi non mi sembra su una posizione convincente, la sua idea che la coscienza è un campo per me è un non senso. Che cosa vuol dire che è un campo? come può questo campo avere un effetto causale sul mondo? Perché il campo dovrebbe avere le proprietà fenomeniche della nostra esperienza? perché gli organismi biologici dovrebbero avere accesso a questo campo? etc etc. Un sacco di domande senza risposte.
      Alla fine la teoria del campo di Faggin, nonostante quello che dice, è esattamente uguale alla teoria della res cogitans di Cartesio con l’unica differenza che usa termini presi a prestito dalla fisica (campo invece di res cogitans).

      Infine sul titolo del mio libro ha proprio ragione. Un titolo orribile che mi è stato “imposto” dalla casa editrice italiana. Il mio titolo preferito sarebbe “la mente-mondo” o qualcosa del genere.

      Grazie!!!

      RM

      1. Mario Quagliuolo

        Buonasera dottore, testo veramente interessante, complimenti, e anche complimenti per l’intervento lampo su TeDx. Un sunto incredibile. Quello che asseriscono Spira e Bergonzi sembra un non-dualismo leggermente differente dal monismo di Spinoza. È fondato sull’advaita vedanta ed è conciliabile con le concezioni di Buddha, Gesù e altri forse meno conosciuti. Il tutto antintuitivo come la teoria della mente allargata ma secondo loro solo da esperire e impossibile a parole da spiegare per il paradosso che la mente utilizza il linguaggio e quello che Siamo comprende la mente. La teoria della mente allargata si conforma se aggiungiamo un passaggio: L’esperienza è tutt’uno con la mela rossa. Ma l’esperienza non è la nostra. Noi siamo proprio l’Esperienza. Non il corpo, non la mente. Anche questo passaggio è antintuivo. Grazie per i tanti spunti!

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