La mente allargata – Il Blog

Questo blog ha un obiettivo: raccontare che cosa è la nostra esperienza e come mai oggi la scienza fa così tanta fatica a capirlo. Questa è la prima pagina e vorrei spendere qualche parola per spiegare quale è il suo senso.

Non è un blog solo per filosofi e scienziati. E’ un blog per chiunque faccia esperienza del mondo e si chieda di che cosa è fatta la nostra esperienza. Io vedo un sasso e, più o meno, penso sia fatto di atomi. Ma la mia esperienza del sasso di che cosa è fatta? Di sicuro, con buona pace dei neuroscienziati, non sembra essere fatta di neuroni. Se guardo dentro il mio cervelo non trovo niente di simile alla mia esperienza del sasso.

Certo, potrei convincermi, contro ogni buon senso, di essere un cervello. Ma sarà vero?

Oggi ci sono sostanzialmente due alternative: molti credono di essere spiriti immateriali e molti credono di essere solo un corpo fatto di cellule e atomi. La prima soluzione è incompatibile con la scienza (anche se molti fanno finta di niente). La seconda soluzione è incompatibile con la nostra esperienza individuale (anche se molti fanno finta di niente). Sembra che non ci siano alternative e così, quasi tutti, fanno finta che il problema non esista.

Ma una alternativa c’è, ed nasce da una soluzione logica perfettamente compatibile sia con i dati della scienza che con la nostra esperienza individuale.

Perché questa alternativa non è conosciuta? Perché richiede di rinunciare a uno dei pregiudizi più radicati nella nostra cultura e nel buon senso, ovvero l’idea di essere dentro il nostro corpo e quindi magari tutt’uno con il cervello. Ma in realtà,

noi non siamo dentro il nostro corpo e non siamo il nostro cervello.

Ovviamente, questa intuizione non significa che siamo uno spirito immateriale, ma semplicemente che siamo qualcos’altro di fisico. Che cosa? La risposta è articolata dalla teoria chiamata Mente Allargata (Spread Mind in inglese), una teoria che si basa sulla ipotesi dell’identità tra la mente e le cose del mondo, tra noi e il mondo:

l’esperienza di qualsiasi cosa è la cosa stessa

Queste due semplici idee sono sufficienti a rifondare il pensiero occidentale che si è sempre basata sull’idea secondo cui noi saremmo separati dal mondo. Il mondo fuori e noi dentro. Ma dentro cosa? In questi post, vedremo come molte delle idee che la tradizione ci ha abituato a prendere per vere siano infondate e come sia possibile costruire una scienza nuova, che non contraddice l’esperienza di ciascuno di noi e che è coerente con tutte le teoria della fisica oggi note.

Sarà un viaggio pieno di sorprese e di scoperte inaspettate. Nemmeno io so dove arriveremo. E’ una strada nuova, molto eccitante perché completamente da esplorare. Ed è qualcosa che ci riguarda tutti e che potrebbe cambiare il modo in cui viviamo insieme agli altri, trattiamo il mondo, costruiamo la nostra civiltà.

E’ importante capire che capire che cosa siamo è qualcosa che riguarda ciascuno di noi perché la risposta a questo domanda cambia tutto: la nostra vita, le cose che contano, il valore degli esseri umani, il nostro posto nell’universo.

Oggi è il primo passo. Sono molto contento di iniziare questo percorso con chi mi vorrà seguire.

Milano, Fastfood di Binasco.

PS. Chiaramente, ho già disseminato il web di tanti altri documenti, i miei libri, i miei articoli, clip su yotube e tante altri forme di comunicazione. Sul mio sito potete trovare di tutto. Ma questo blog voglio che sia qualcosa di più personale (anche se non cadrò mai nella tentazione del diario). Voglio che sia un quaderno sul quale le idee si possano accumulare senza troppi imbarazzi e senza formalità.

PS 2. L’immagine che accompagna questo post non è mia, ma di una amica e artista genovese bravissima che si chiama Irene Tamagnone. Ma dei suoi lavori ispirati alla teoria ne parleremo in futuro.

13 thoughts on “La mente allargata – Il Blog”

  1. giancarlo bianchi

    E’ un anno che attendo con impazienza l’uscita del suo libro presso il Saggiatore perchè la sua teoria mi ha affascinato. Credo che sia nel giusto perchè l’esperienza mela è l’esperienza mondo. Dopo di ciò il fossato galileiano sarà definitivamente asciugato da una potente idrovora. Altrettanto per la caverna platonica che cesserà di essere la cesura su un universo mondo quale puro riflesso. La collocazione dell’uomo, specie asserita come speciale, sarà finalmente spogliata di ogni presunzione aprioristica. Siamo dunque nudi e la nostra nudità potrà risultare meno offensiva riguardo ad una natura solo vilipesa.
    Un grazie.

    1. Riccardo Manzotti

      Grazie per il suo commento. Al di là di aspetti tecnici, l’idea di essere mondo è così convincente e così pulita concettualmente che, a mia volta, non ho potuto che abbracciarla e difenderla.
      Lei coglie nel segno una serie di punti importanti: la fine di vecchi problemi (fossato, caverna), la fine definitiva dell’antropocentrismo, e la nudità dell’esistenza.
      Grazie
      PS. Non dimentichi di iscriversi alla lista così le mando le novità

      1. Avviso di aver cominciato a commentare questo testo, raro se non unico in italiano, sul mio gruppo Facebook La convenzionalità linguistica – gruppo pubblico .
        Dovessi maturare un commento d’insieme sufficientemente appropriato lo invierò qui tempestivamente.
        Grazie

  2. Riccardo, sono orgoglioso di te. Voglio assolutamente poterti seguire, anche se dovessi rinunciare ai mie convincimenti.
    Sono tendenzialmente un panteista, ma forse si può fare di meglio…

    1. Grazie dell’incoraggiamento!
      Il panteismo è una delle soluzioni possibili (le principali altre ovvviamente sono il dualismo, l’idealismo, il materialismo cartesiano delle neuroscienze, e la mente allargata). Oggi poi è tornato al centro dell’interesse. Per esempio, il mio amico Phil Goff ha appena pubblicato un volume dove difende il panteismo (e anche Tononi è un panteista).
      Mi riservo di affrontare il panteismo in dettaglio più avanti. Per ora mi limito a dirti che a me non convince perché non spiega ma postula. Cioè, non spiega perché ci debba essere anche il livello mentale nella realtà, si limita a riconoscerne l’esistenza e, più generosamente e democraticamente del dualismo, invece di darlo solo a pochi esseri, prodigamente lo riconosce a ogni cosa. Ma questa non è una spiegazione, è postulare che il mentale c’è ed è dappertutto. E’ un approccio populista all’ontologia: diamo un po’ di anima a tutti e non scontenteremo nessuno! 😉
      Ne parleremo!
      Grazie ancora!

  3. Immagine di apertura: La tesi fondamentale della Tma (Teoria della mente allargata di Manzotti Tagliasco) e che le modalita dei tre cerchi non possano essere disgiunte dalle implicazioni che lie correlano, e che pertanto la struttura nel disegno debba essere accettata globalmente. Tali modalita sono prodotte dalla realta (si veda figura qui sopra) costituita dall Onfene (Ontologia-fenomenologia-epistemologia), ovvero dalla relazione intenzionale .

  4. Roberto Gilardelli

    Premesso doverosamente che non ho ( ancora ) letto il Suo libro, tuttavia, la premessa in questo blog mi riporta inevitabilmente a George Berkeley: il suo qui diventa un , dove l’unica polo esistente sarebbe quello comunque degli oggetti fisici, materiali, e quindi un paradossale “materialismo berkeleiano”.
    Inoltre, perche’ la divisione soggetto/oggetto, io/mondo e’ un “errore”? Quando proprio questo crinale coscienziale puo essere la struttura – necessaria, imprescindibile per l’Uomo – di questo Mondo=Sensazione.
    E ancora: che ne e’ cosi dell’Uomo, della sua “differenza” dal mondo , non come problema gnoseologico, ma esistenziale, visceralmente vissuto, come essere che “e’ cio’ che non e'” e viceversa, l’Uomo in quanto proiezione, possibilita’, gettatezza, straniamento, ex-sistere?

    1. La differenza con l’idealismo Berkeleiano, è che l’idea di Berkeley ha bisogno di essere pensata da un soggetto. E quindi, alla fine, c’è bisogno del soggetto universale, Dio, per evitare che tutto scompaia.
      Invece, nella mia proposta, ogni oggetto esiste relativamente ad altri oggetti, quindi non c’è bisogno di un soggetto universale.
      A prima vista, tra idealismo e materialismo c’è simmetria, ma non è così. L’idealismo richiede il soggetto universale, il materialismo no.

      Non è che la divisione sia un errore, per principio, ma non funziona. Una volta che si è accettata la divisione, non si riesce più a rimettere insieme niente e si procede di ipotesi aggiuntiva in ipotesi aggiuntiva.

  5. Quale è quindi secondo lei il ruolo del cervello e della rielaborazione stessa delle informazioni che gli arrivano dal mondo che fa? Perchè a me risulta che noi esperiamo proprio questa sua rielaborazione

  6. ho letto il suo libro ‘la mente allargata’ e ho trovato la sua teoria estremamente suggestiva, potente e profondamente innovativa (non sono un filosofo ma solo un modesto lettore di libri divulgativi … quindi scusate tutti la mia maldestra incursione in un cotesto che meriterebbe una preparazione e un retroterra che io non possiedo…). In ogni caso presumo di cogliere la portata ‘rivoluzionaria’ della sua prospettiva.
    la metafora del fiume / diga / lago è potentissima. La cosa sconvolgente che trovo in essa è che noi non siamo la ‘diga’ , come in prima battuta saremmo portati a sostenere, ma il lago! Noi non siamo interpreti del mondo ma siamo il mondo.
    La domanda spontanea è: ma che cos’è il fiume prima della diga (o, reciprocamente, la diga prima del fiume…)? Forse una kantiana cosa in sé? direi proprio di no se ho capito qualcosa della sua teoria!
    Il fiume in sé non ha alcuna consistenza ontologica. Sarebbe come parlare di ‘velocità’ di un corpo astratto o privato di un sistema cartesiano di riferimento.
    Tento un’osservazione.
    La rivoluzione della sua teoria mi sembra compiersi propriamente sul piano dell’ontologia.
    Non si ha più un universo di oggetti ( e di relazioni tra gli oggetti) separabili. Non più ‘enti’ autoconsistenti, ma ‘esistenti’ le cui proprità (ma forse anche le essenze) emergono dal loro reciproco ‘correlarsi’.
    È definitivamente abolita la ‘doppia’ ontologia: il mondo oggettivo-esteriore da una parte e il mondo soggettivo-privato dall’altra. La nostra ‘anima’ si scopre simile ad una bottiglia di klein il cui interno è identico all’esterno.
    La mela che io osservo non è più l’immagine privata (e ingannevole) della ‘vera mela’ (quella oggettiva), ma è la mela stessa quando il sistema di riferimento è il mio corpo/cervello.
    Forse siamo vicini alla soluzione dell’hard problem. Mi sembra che ci sia, tuttavia, una domanda residua, ancora senza risposta:
    perché la mela, quando il sistema di riferimento è il mio corpo, diventa esperienza o coscienza?
    Abbiamo cessato di ricercare tra i nostri neuroni l’immagine della mela e abbiamo sostenuto che l’apparire della mela è la mela stessa riferita al nostro corpo. Bene, ma che cosa è questo ‘apparire’?
    Ho come la sensazione che abbiamo sfrattato l’occhio ‘trascendentale’ dal nostro cervello e l’abbiamo diffuso su tutto il mondo, ma che il suo mistero rimanga impenetrabile…

    1. Non c’è più un apparire, ma solo un esistere.
      Quindi non c’è più bisogno di far apparire il mondo dentro il cervello (o dentro la mente).
      L’esistenza è tutto quello che ci serve.
      D’altronde, anche le idee di Cartesio o di chiunque, si limitano ad esistere.

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